COSE DA VEDERE
SONCINO
rocca sforzesca
e cerchia muraria
L’elemento caratterizzante di Soncino non è la Rocca sforzesca, bensì la cerchia muraria quasi completa che, ancora oggi, circonda interamente il dosso su cui sorge il borgo per una lunghezza di circa 2 km. Fu il duca di Milano Galeazzo Maria Sforza che decise la costruzione di una nuova rocca nel 1473 sotto la direzione dell’architetto Bartolomeo Gadio. La struttura si presenta circondata da un profondo fossato. La Rocca si sviluppa attorno a due cortili fortificati con quattro possenti torri: il mastio, la torre cilindrica, e due torri gemelle.
SANTA MARIA DELLE GRAZIE
Poco fuori le mura, sull’antica strada Calciana che collegava Bergamo a Cremona, si trova Santa Maria delle Grazie. Accanto sorgeva l’antico convento dei frati carmelitani i quali, a partire dal 1492, iniziarono a costruire il convento e successivamente, nel 1501, l’attuale chiesa. La costruzione si protrasse per diversi anni e la consacrazione, voluta da Francesco II Sforza, avvenne solo nel 1528. L’architettura è semplice, rinascimentale, con facciata a capanna e abside eptagonale. L’interno è a navata unica coperta da volta a botte. E’ interamente decorata ad opera dei pittori: Giulio Campi, Francesco Scanzi e dai f.lli Bernardino e Francesco Carminati da Lodi.
PIEVE DI SANTA MARIA ASSUNTA
La tradizione storica indica la chiesa madre di Soncino come la più antica Pieve della diocesi di Cremona. Pare risalga già all’inizio del V secolo ed inizialmente era legata al culto ariano. Fu sede vescovile nel VII secolo e in seguito eretta a Collegiata con l’Arciprete di nomina pontificia. Ora la Pieve si presenta dopo una completa ristrutturazione di fine ‘800, grazie all’intervento dell’architetto Carlo Maciachini. Da segnalare la presenza di 4 tra le più importanti reliquie della cristianità (Sacra Spina, Santa Croce, Sacro Chiodo e Sacra Mangiatoia).
EX CONVENTO DOMENICANO
E CHIESA DI SAN GIACOMO
La più importante istituzione religiosa di Soncino risale al XV secolo e vi fu priore anche Michelangelo Ghisleri il futuro S.Pio V. La chiesa costruita su tre piani possiede un campanile unico: a 7 lati. Tra le opere artistiche da ricordare il Compianto sul Cristo morto in terracotta.
LA CASA DEGLI STAMPATORI
- MUSEO DELLA STAMPA
LA CASA DEGLI STAMPATORI
- MUSEO DELLA STAMPA
Secondo la tradizione la sede dell’antica stamperia della famiglia ebraica dei “Soncino”. Fu stampata la prima Bibbia ebraica completa nel 1488. Il continuatore della famiglia, Gershom Soncino, divenne il più grande stampatore ebraico di tutti i tempi.
pandino
CASTELLO VISCONTEO
Costruito probabilmente a partire dal 1355 circa, il castello di Pandino è stato voluto dal signore di Milano Bernabò Visconti come residenza di caccia. E’ uno dei castelli viscontei meglio conservati perché molto simile alla forma originaria del XIV secolo: pianta quadrata con cortile centrale, circondato in basso da porticati con archi a sesto acuto e al piano superiore da un ampio loggiato con pilastrini; delle quattro torri angolari quadrate realizzate in origine, rimangono le due del lato orientale. Il castello ha conservato fino ai nostri giorni molte delle pitture che nel ‘300 ricoprivano completamente tutte le sue pareti, sia all’esterno che nelle stanze; le decorazioni presenti sono per la maggior parte figure geometriche e figure araldiche, soprattutto gli stemmi del biscione (famiglia Visconti) e della Scala (stemma di Regina della Scala da Verona, moglie di Bernabò Visconti), oltre a finti marmi e decori architettonici.
CHIESA DI SANTA MARTA
Costruita nel corso della seconda metà del ‘400 come chiesa collegata al castello. L’edificio è a navata unica e presenta ancora le pitture di inizio ‘ 500. Tra le decorazioni, da notare le due patrone di Pandino, S. Marta e S. Margherita, entrambe intente a schiacciare un essere mostruoso (il drago Tarantasio), simbolo del male, da loro sconfitto in vita.
PARROCCHIALE DI SANTA MARGHERITA
Sorge sullo stesso luogo di una chiesa medioevale, rifatta nelle forme attuali negli ultimi anni del XVIII secolo, poiché la chiesa antica era piccola e rovinata. La parrocchiale odierna è un esempio di neoclassicismo lombardo, con colonne di ordine gigante arricchite di capitelli corinzi sia sulla facciata che all’interno. L’edificio conserva opere salvate dalle chiese di Pandino che oggi non ci sono più, come i confessionali e la sacrestia lignea del ‘600 ed alcune tele di pittori cremonesi di fine ‘500.
abbadia cerreto
CHIESA ABBAZIALE DEI SANTI
PIETRO E PAOLO
Fondata nel 1084 in onore della Vergine Maria, dei santi Pietro e Paolo e di San Nicolò l’abbazia sorgeva in mezzo a boschi di querce, sulle rive dell’Adda. Pare che lo stesso nome di Cerreto derivi da un tipo di quercia chiamato cerro. Negli anni seguenti, grazie a numerose donazioni di terreni, l’abbazia divenne una delle più fiorenti di tutta la zona. Nel 1136 i Benedettini lasciarono il posto ai Cistercensi, cioè ai Benedettini riformati: il saio nero fu sostituito da quello bianco.
La chiesa, divisa da tre navate di stile romanico, è a croce latina. All’interno si può ammirare una tela del pittore lodigiano Callisto Piazza (1500-1561), raffigurante la Madonna col Bambino, tra gli Abati fondatori, i Santi Apostoli Pietro e Paolo e il committente Federico Cesio. Curiosa la presenza, nella navata di sinistra, di una piroga monossile rinvenuta nel vicino fiume Adda.
MULINO DELLE SALINE
Il mulino sorge nel centro abitato. La struttura, risalente al XVII secolo, costeggia il Tormo è articolato su un piano, al quale si affianca uno spazio più riservato, probabilmente adibito a magazzino per le granaglie. Dal alto del fiume, oltre alle due ruote, ora in ferro, si può notare un ponticello, elemento spesso integrato nel mulino, poiché necessario alla regolazione del flusso d’acqua tramite una piccola paratoia, manovrabile dal mugnaio.
Le prime pile da riso vengono impiantate all’inizio del XV secolo, in seguito alla messa in coltura del nuovo cereale. Il meccanismo consiste in un grosso albero, ben arrotondato, che gira sul proprio asse, fissato alle estremità. All’albero sono fissati dei pestelli di legno, spesso di melo, con le punte protette da uno scudo di ghisa, disposti sopra degli incavi scavati in grandi blocchi di granito in cui viene posizionato il riso. Questi pistoni, abbandonati da una certa altezza dall’albero in movimento, cadendo sul risone, per sfregamento contro la pietra, ne determinano la perdita della buccia esterna lasciandolo bianco. Il cereale deve essere pestato per lunghe ore prima che sia pronto.
romanengo
LA ROCCA
La fondazione del borgo franco di Romanengo risale all’anno 1192 come luogo strategico posto al confine nord-occidentale del territorio cremonese, con la finalità di controllare il deflusso delle acque dirette verso Cremona (che di lì a qualche decennio avrebbero costituito il Naviglio civico).
Sorto su un piccolo dosso, il castello andò via via organizzandosi e popolandosi aggiungendo nel tempo nuove strutture a quelle già esistenti. Intorno alla metà del XIII secolo vi venne edificata la chiesa castrense intitolata a S. Giorgio, mentre sempre all’interno del castrum trovarono collocazione la domus Communis, ossia la sede comunale, nonché l’hospitalis Sancti Bartolomei, luogo di accoglienza e di assistenza per viandanti e pellegrini.
Nella seconda metà del secolo XV si mise mano a importanti lavori di rifortificazione per volere di Francesco Sforza, duca di Milano. Sicché il castello di Romanengo ebbe una nuova cinta muraria merlata ed una nuova rocca, forse in parte edificata su quella precedente.
Le mura vennero demolite intorno alla metà dell’Ottocento, ma ne sono visibili ancora alcuni tratti, mentre quel che rimane della rocca sforzesca, già trasformata nel secolo XVIII in azienda agricola e alla fine del XIX secolo in casa di riposo, si affaccia al margine orientale del dosso.
il borgo
PESCArolo ed uniti
IL MUSEO DEL LINO
Fondato negli anni ‘60, il Museo del Lino è di tipo etno-antropologico. Racconta infatti la vita del mondo contadino della pianura prima della meccanizzazione agricola, riportando alla memoria stili di vita e sistemi produttivi ormai dimenticati. Questo è reso possibile grazie alla vasta esposizione di attrezzi, che ancora oggi è possibile vedere in funzione, apparecchi per l’illuminazione artificiale e reperti appartenenti alla sfera religiosa. La sezione di maggiore rilievo è sicuramente quella dedicata alla lavorazione del lino e del baco da seta, dalla coltura alla trattura del filo, impiegati in larga scala nel territorio cremonese per la realizzazione di capi di abbigliamento ed elementi di arredo.